Sono una zona altamente simbolica e principalmente un’importantissima fonte di nutrizione per il neonato. Attraverso i capezzoli la mamma comunica al proprio bambino un’infinità di sensazioni: amore, protezione, rassicurazione. Capita però che queste papille cutanee situate al centro della mammella presentino delle dismorfie che non solo compromettono l’aspetto dela mammella ma che possono addirittura interferire con la funzione principale: l’allattamento.
Se la forma o la posizione di uno od entrambi i capezzoli costituiscono un disagio e disturbano la propria femminilità, è possibile correggere il difetto con una piccola procedura chirurgica.
Intervento ambulatoriale
La correzione chirurgica del capezzolo rientra nella crescente varietà di procedure realizzabili in ambulatorio. La chirurgia del capezzolo ha tecniche semplici che richiedono pochi minuti di sala operatoria. Parliamo di tecniche, e non di tecnica, perché gli interventi correttivi su di un capezzolo sono diversi, come diverse sono le anomalie che si possono riscontrare nella parte centrale del seno.
Capezzoli introflessi
Significa che i dotti galattofori, ovvero i condotti che portano il secreto della ghiandola mammaria verso la punta del capezzolo, sono troppo corti e quindi il capezzolo rimane chiuso all’interno dell’areola. Questa malformazione – che può essere presente fin dalla nascita e risultare evidente solo dopo l’adolescenza – può provocare durante la gravidanza dolorose fitte, dovute alla distensione del tessuto mammario. Il difetto può essere corretto spontaneamente con l’arrivo della montata lattea e la suzione ripetuta da parte del lattante. Se al termine dell’allattamento il capezzolo ritorna alla situazione di prima, si può pensare di ricorrere ad un intervento chirurgico molto semplice, eseguito con la sola anestesia locale. L’intervento di estroflessione dei capezzoli e di “stiramento” dei dotti galattofori viene eseguito in day hospital e dura una trentina di minuti. Al termine dell’operazione viene applicata una speciale medicazione protettiva da tenersi per 10/15 giorni: il tempo necessario per una buona cicatrizzazione.
Capezzoli sporgenti o troppo grossi
Possono essere facilmente visibili anche sotto i vestiti e creare imbarazzo o senso di disagio. L’inestetismo può essere dovuto a fattori congeniti oppure secondari (ad esempio l’allattamento). L’intervento per correggere l’altezza ed il diametro dei capezzoli viene eseguito in anestesia locale e non lascia cicatrici visibili (queste si confondono molto bene con la pelle rugosa del capezzolo).
Se l’areola e’ sporgente e arrotondata…
Si può intervenire chirurgicamente, in anestesia locale, per riportarla a forma e dimensioni normali. Per questo intervento, come per gli altri due sopra descritti é bene aspettare il completo sviluppo del seno (mai quindi prima dei 18-20 anni).
Il capezzolo
La sua anatomia
Il capezzolo é una papilla cutanea posizionata al centro dell’areola. Il suo inturgidimento e protusione in determinati momenti quali il freddo, l’eccitazione sessuale e l’allattamento vengono favoriti dall’attività di piccoli muscoli dell’areola.
La forma del capezzoli
Il capezzolo così come l’areola presentano una colorazione più scura rispetto al resto del corpo. Ha forma conica, può essere variabilmente sporgente e in alcuni casi rientrante (capezzolo introflesso). Durante i mesi dell’attesa anche questa zona subisce dei piccoli mutamenti: diventa più scura, dolorante e presenta dei piccoli noduli chiamati “tubercoli di montgomery”: delle ghiandole che emettono liquido e sostanza grassa per proteggere il capezzolo.
La sua funzione
La funzione principale del capezzolo é quella di favorire l’allattamento. La fuoiriuscita del latte materno avviene infatti attraverso i dotti galattofori. Ma il capezzolo riveste un’importante funzione anche dal punto di vista sessuale: questa é senza dubbio la seconda zona erogena per eccellenza (dopo, a parità di posizione, cervello e genitali). Il motivo? Semplice: la stimolazione del capezzolo porta di riflesso alla stimolazione delle contrazioni dell’utero.